Gli stakeholders sono tutti coloro che si assumono il rischio che il lavoro dello Scrum Team sia efficace. Letteralmente il significato di stakeholder in italiano aggrega tutti i soggetti coinvolti in un progetto o in un’azienda.
Quando si pensa alle persone coinvolte in Scrum ci vengono subito in mente Scrum Master, Product Owner, Developers.
Un po’ sullo sfondo, piccole e un po’ sfocate restano quelle che invece sono la chiave del tutto. Le persone delle quali nessun prodotto potrebbe fare a meno: gli stakeholders.
Stakeholder: significato per uno Scrum Team
Nella Scrum Guide lo stakeholder è definito dalle interazioni che ha con lo Scrum Team.
La figura dello stakeholder viene presentata come figura che collabora attivamente al processo di inspect e adapt, e ci si raccomanda di cercarne la collaborazione rimuovendo le eventuali barriere che lo separano dallo Scrum Team.
Non è una figura monolitica: il Product Backlog può esprimere l’interesse di più stakeholders, ed è sulla soddisfazione di tali interessi che viene definito ogni Sprint Goal.
Infine gli stakeholders hanno un ruolo nel passare in rassegna, durante la review e insieme allo Scrum Team, ciò che è stato portato a termine.
La definizione degli stakeholders in agile sembra quindi essere solo indiretta: vengono definiti soprattutto dalle interazioni che gli altri hanno con loro.
Chi sono gli stakeholders di un progetto o di un prodotto?
Ma volendoci calare in una realtà pratica: chi sono veramente gli stakeholders di un prodotto?
Sono i suoi utenti? I clienti? Quelli esterni o anche quelli interni? I product manager? Il chief qualcosa – prodotto officer?
Che differenze ci sono tra gli stakeholders di un prodotto B2B e di un prodotto B2C?
Chi definisce e gestisce gli indicatori di successo (vendite, fatturato…) è considerabile uno stakeholder?
Cercando sul dizionario il termine “stake” si trovano due diverse sfumature: la prima – nel linguaggio della finanza – indica una partecipazione azionaria, la seconda – nel linguaggio delle scommesse e dell’azzardo – indica la posta in gioco.
Entrambe le definizioni ci raccontano di qualcuno che si assume un rischio: il rischio che il lavoro dello Scrum Team sia, o meno, efficace.
Efficacia: realizzare la cosa giusta per le persone giuste
Responsabilità dello Scrum Team è realizzare la cosa giusta per le persone giuste; gli stakeholders sono proprio quelle persone giuste, quelle che vincono o che perdono con lo Scrum Team.
Se viene risolto il problema sbagliato – o consegnato il prodotto sbagliato – l’investimento degli stakeholders perde parte del proprio valore. E viceversa.
È per questo che un team di prodotto non ha solo la responsabilità tecnica di creare un prodotto che funzioni al meglio, ma anche quella che sia posizionato correttamente nella nicchia di riferimento.
In tal senso un qualsiasi team di prodotto deve essere sì un team di delivery ma anche un team di marketing; la comprensione delle dinamiche del mercato deve essere parte integrante degli skill del team e non può essere appannaggio esclusivo del Product Owner.
I Developers devono essere in grado di comprendere, in profondità, le reali richieste degli stakeholders e devono tenerle in considerazione per le decisioni che prendono.
Ma come essere sicuri di empatizzare con le persone giuste?
Come distinguere uno stakeholder da chi ha semplicemente un’opinione sul prodotto?
Per farlo può aiutarci riflettere:
- su quanto e cosa il presunto stakeholder ha investito nell’evoluzione del prodotto, o nella soluzione del problema che il prodotto stesso risolve;
- quale potrebbe essere la sua definizione di valore, e con quali metriche la misurerebbe;
- quanto le sue azioni, abitudini e comportamenti siano in grado di influire sul futuro del prodotto stesso. Nel bene o nel male. Ed in entrambi i casi, se ha influenza, è bene trattarlo con tutti i riguardi che la Scrum Guide ci raccomanda.
Una volta poste queste domande e identificati gli stakeholders, esiste uno strumento molto valido per pesare il loro impatto: la Stakeholder Map.
Si tratta di una semplice matrice 2×2 di mappatura, dove posizionare gli stakeholders che abbiamo identificato.
Gli Stakeholders promotori: la chiave del nostro successo
Il primo quadrante è quello dei PROMOTORI: gli stakeholders che più vogliono bene al nostro prodotto.
Alcuni esempi potrebbero essere i clienti chiave o gli sponsor.
Deliziare chi si trova in questo quadrante è la chiave più semplice del successo, ma potrebbe non essere sufficiente.
Gli Stakeholders alleati: i fan da deliziare
Sempre sulla destra della matrice troviamo il quadrante degli ALLEATI: questi sono stakeholders molto coinvolti nel prodotto ma con poco potere di influenzarne le sorti.
Questa è la fanbase: se coinvolta sarà felice di aiutare, e se coinvolta in massa potrebbe avere un impatto notevole.
Alcuni esempi potrebbero essere gli early adopters che hanno stretto un legame emotivo sin dagli esordi, o i crowdfunders che hanno investito una piccola cifra nel progetto.
Gli ultimi due quadranti rappresentano gli stakeholders che non sono (o non si sentono) particolarmente coinvolti.
Lo Stakeholder dormiente: chi oggi resta a guardare ma potrebbe far la differenza
Tra questi i DORMIENTI sono quelli che hanno – potenzialmente – un grande potere di influenza: potrebbero spingere ma non lo fanno: per qualche motivo restano a guardare.
Può essere estremamente strategico capire il perché e trovare i loro bisogni da soddisfare, per conquistarli.
Con le ipotesi che facciamo sui dormienti bisogna però sempre agire con molta cautela: validandole sul mercato il prima possibile per evitare che il loro potere di influenza si ritorca contro il prodotto e ne diventino detrattori.
Tutti gli altri stakeholders: il grande pubblico
L’ultimo quadrante è quello del PUBBLICO: la potenziale “late majority”.
Lo scarso interesse che ripongono nel prodotto oppone un’inerzia difficile da smuovere: l’energia necessaria per comprenderli, conquistarli e trasformarli in promotori può non valere la pena di essere spesa.
Può però essere più semplice, ed efficace, mettere in cantiere dei piccoli esperimenti per trasformarli in alleati.
Nella definizione degli stakeholders ogni ipotesi va verificata
Il modo più semplice di identificare uno stakeholder e di mapparlo è quello di formulare delle ipotesi.
Questo è realmente efficace soltanto se poi le ipotesi vengono verificate con dati, interviste e – più in generale – confrontate con il mercato reale.
Mantenere una mappa aggiornata dei propri stakeholders consente inoltre di avere un modello efficace anche per guidare degli esperimenti.
Cosa succede se sposto il segnalino di uno specifico stakeholder da un quadrante all’altro?
Su quali altri altri stakeholders potrebbe avere impatto? Come potrebbe cambiare la mappa?
Quali benefici in termini anche economici potrebbe portarmi? Quanto mi potrebbe costare farlo?
A cosa serve mappare con efficacia gli stakeholders?
Possiamo quindi – ponendoci le domande giuste – identificare con una certa approssimazione chi sono i nostri stakeholders, andando oltre il termine poco specifico (seppur chiave) della Scrum Guide.
Identificarli ci può consentire inoltre di:
- mapparne l’influenza e modellarne l’impatto;
- definire in maniera più chiara chi realmente dobbiamo invitare alla nostra review;
- capire sui bisogni di chi è opportuno definire lo Sprint Goal;
- capire chi dobbiamo deliziare per completare un incremento di prodotto efficace.
Ecco che comprendere al meglio l’importanza di una figura mal definita e apparentemente un po’ in secondo piano può aiutarci a trasformarla nel miglior alleato del nostro successo.