Filosofia e Agile? Se ti stai chiedendo cosa c’entra la filosofia con il mindset agile, te lo spiego in questo articolo.
In questo periodo un po’ complicato della pandemia, dove la vita è frammentata e si riprendono letture lasciate a metà, ho cominciato ad utilizzare l’app BlinkList.
I momenti di riposo forzato mi hanno dato la possibilità di leggere e comprendere quanto la filosofia sia un buono strumento per analizzare nel profondo il nostro modo di fare business e darci qualche spunto per riflettere sul domani.
Che cosa è la filosofia?
Def. Filosofia:
L’insieme dei principi, delle idee e delle convinzioni sui quali una persona o un gruppo di persone fondano la propria concezione della vita. Filosofia è anche, il complesso dei principi e dei criteri che sono alla base di determinate scelte politiche, imprenditoriali, ecc.
Fonte Treccani
Che cosa è la filosofia Agile? Perché l’agile è una filosofia?
L’Agile è una filosofia per la gestione del lavoro, dei progetti, team e organizzazioni. La filosofia Agile ruota attorno al Manifesto Agile e ai suoi principi e valori. Si concentra sulle persone responsabilizzate e sulle loro interazioni e sulla fornitura tempestiva e costante del massimo valore per l’impresa e per i clienti.
In effetti, “essere agili” implica l’adozione di un nuovo modo di pensare o di una mentalità basata su un set di valori e principi agili.
Questa filosofia o mentalità guida quindi il tuo approccio olistico all’agile. La mentalità agile deve essere interiorizzata (ad esempio accogliere il cambiamento, consegnare frequentemente) e dovrebbe guidare la selezione e l’attuazione delle pratiche agili.
Essere agili non significa semplicemente applicare strumenti e tecniche o seguire una metodologia. L’applicazione della filosofia agile e dei suoi principi al modo in cui si utilizzano i metodi agili cambia non solo l’approccio, ma anche l’efficacia complessiva (e il successo) della sua implementazione.
Aristotele ci aiuta a trovare motivazione
Una delle più famose teorie Aristoteliche è definita dalla frase: “la virtù sta nel mezzo“. Se impari a stare concentrato e a metà strada tra l’esagerare e il non fare abbastanza molto probabilmente troverai concentrazione e motivazione. L’essere coraggiosi ad esempio, si colloca a metà fra l’essere temerari e l’essere codardi. Applicare a noi stessi questa teoria, ben calata nel contesto in cui riteniamo utile porci “nel mezzo” delle situazioni, ci permette di continuare a sviluppare le nostre virtù e di trovare la motivazione per affrontare le sfide quotidiane.
Il pensiero buddista può aiutare a definire la strategia
Hai mai sentito qualche collega dire “se non ci penso io non ci pensa nessuno!“? Dietro questa frase si percepisce che c’è la volontà di emergere come singolo all’interno di una organizzazione. In un esperimento famoso che simula la creazione di un nuovo modello di business, emerge chiaramente il momento in cui si verifica questa situazione.
I partecipanti al processo creativo, suddivisi in gruppi, reagiscono bene ai cambiamenti introdotti nel sistema con una certa regolarità.
Sono reattivi agli ostacoli che la simulazione mette loro davanti, fino a quando il livello di stress si alza. In che modo si alza il livello di stress? Occultando progressivamente il passaggio di informazioni tra un gruppo e l’altro. Volontariamente o no, questo accade regolarmente. Come risultato, ogni team compete per arrivare ad ottenere il controllo delle informazioni e “vincere” a tutti i costi.
La cultura buddista ci viene in aiuto perché parte da un presupposto differente: tutte le persone, per qualche ragione universale, sono interconnesse e danno il meglio di loro attraverso la cooperazione. A tal proposito, vai a cercare la storia completa dei produttori di vino argentino “Malbec Miracle”. La trovate nel libro What Philosophy Can Teach You About Being a Better Leader , testo da cui ho tratto ispirazione per scrivere l’articolo.
Giulio Cesare ha iniziato con poco
Spesso, per diventare un leader, si deve iniziare dalle cose semplici che costituiscono le fondamenta dei rapporti. Giulio Cesare lo aveva capito e riuscì a recuperare una posizione di potere anche dopo aver perso la propria eredità in un colpo di stato. Secondo le “Vite parallele” di Plutarco, il generale avrebbe espresso un commento curioso attraversando un piccolo villaggio alpino: “Vi assicuro che preferisco essere primo qui che secondo a Roma”.
Plutarco esercita la Leadership dando il buon esempio
Come ti sentiresti se chi ha convocato una riunione a cui partecipi arriva in ritardo, stravolge l’ordine del giorno e interrompe in ogni momento chi sta tentando di parlare? Probabilmente non ti sentiresti a tuo agio e con l’andare del tempo queste potrebbero diventare anche le tue modalità di lavoro se svolte in quell’ambiente. Cosa significa? Che la teoria di Plutarco, tale per cui un buon leader si riconosce dall’esempio, è azzeccata rispetto all’imposizione di azioni che si ritengono “di diritto” solo perché si ha il potere di farlo.
Thomas Hobbes l’autorità imposta non è sostenibile
Nei suoi trattati di politica, Hobbes giunse ad una conclusione importante: le persone che sono controllate, impostate da un sistema e obbediscono alle regole in modo non critico creano un regime autoritario, non certo autorevole. Le Persone che si sentono ascoltate, considerate e motivate creano legami di fiducia e di lealtà verso il proprio Re. Non è così anche nei contesti lavorativi?
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