C’era un tempo in cui un bravo imprenditore, uno con qualche soldo in tasca, una buona idea in testa e la capacità di realizzarla bene, lanciava sul mercato un prodotto e faceva fortuna. E tutti vivevano felici e contenti.

Poi vennero la grande recessione, la bolla immobiliare, la crisi finanziaria… ma anche le nuove tecnologie e il mercato globale.

Sì, una volta era così: i buoni prodotti vendevano, i clienti erano fedeli e potevi costruire un’azienda da lasciare ai tuoi figli, lasciarla tale e quale intendo.

E oggi? Oggi le aziende si confrontano con la dilagante instabilità e imprevedibilità del mercato.

Il mondo è cambiato, e insieme alle mezze stagioni sono sparite le certezze e la voglia di investire.

Ma sarà proprio così?

Proviamo a guardare lo scenario da un altro punto di vista: start up nascono e crescono in ogni angolo del mondo da giovani menti (o anche non giovani, perchè no?), grandi aziende si reinventano e testano nuovi mercati, antiche professioni e nuove tecnologie si fondono e si arricchiscono reciprocamente. Insomma, un mare di minacce misto a un mare di opportunità.

Ma come fanno le aziende a sopravvivere in questa bufera di cambiamenti repentini e inaspettati? Come fanno quelle che ci riescono e che vediamo veleggiare sicure?

Beh, la soluzione mi pare solo una:

Non è la specie più forte che sopravvive né la più intelligente ma quella più adattabile.
Charles Darwin (1809- 1882)

E cosa significa questo nel mondo aziendale?

Semplice, resiste e si fa strada l’azienda più recettiva ai cambiamenti, quella più flessibile e adattabile, in altre parole quella che:

  • ascolta i clienti e osserva il mercato per cogliere al volo le opportuità esterne e individuare le minacce (e lo fa accogliendo i feedback dei clienti e ascoltando i collaboratori che con i clienti hanno un rapporto stretto e continuo)

  • si mantiene snella e flessibile in modo da poter reagire velocemente (si dota di strumenti informatici e adotta un buon sistema di comunicazione interna e di motivazione dei dipendenti, per essere certa che questi siano pronti a mettere in pratica le nuove direttive)

  • è attenta al miglioramento continuo, sa riconoscere gli errori, impara da essi e si rialza minimizzando i danni (con l’aiuto dei suoi collaboratori, ovviamente)

Non mi dilungherò nel descrivere come un’azienda può diventare “Agile” perchè è un concetto che al momento sta avendo grandissimo risalto e basta navigare in rete per trovare ottimi articoli in merito, vorrei invece sottolineare quale, secondo me, è il vero punto cruciale di tutta questa “agilità”.

Mettiamola così: Garibaldi avrebbe mai ‘fatto l’Italia’ seinza i Mille? Napoleone avrebbe mai avuto la sua corona senza il suo esercito?

E un CEO potrà mai scorgere i cambiamenti, cambiare rotta e rialzarsi in fretta da una caduta se gli uomini al suo fianco (tutti quanti) non sono con lui?

Ovviamente no. E allora come assicurarsi di avere un esercito compatto al proprio fianco?

Ecco i miei suggerimenti per un HR Agile:

  • spiega ai tuoi dipendenti dove stai andando e perchè occorre impegnarsi in quella direzione: sapere perchè si fa una cosa aiuta a farla più volentieri e meglio

  • permetti a ciascuno di sentirsi parte della tua avventura: non essere geloso del tuo successo ma riconosci il valore di ciascuno

  • riconosci il talento di ognuno e permetti che lo coltivi: tutti siamo bravi in qualcosa, anche i tuoi collaboratori, altrimenti non li avresti assunti! Lascia loro lo spazio per crescere in ciò che sanno fare e che è utile all’azienda

  • fai in modo che ognuno capisca il senso del prprio contributo: non solo il commerciale che raggiunge il budget porta vantaggio ll’azienda, ma anche chi il budget lo registra, chi il prodotto lo confeziona… e tutti gli altri

  • permetti a ciascuno di sentirsi unico e di avere un minimo spazio di manovra: le persone sono ben più della loro mansione, a te scoprirlo!

  • crea un ambiente piacevole intorno a te, perchè nessuno desidera recarsi in posti cupi e deprimenti (e non sto parlando solo di dare colore alle pareti, ma anche di dare il buongiorno con un sorriso)

Che dici, vuoi provare?